«Signore e signori, buongiorno. Saluto le Autorità civili, militari, religiose, gli illustri Professori e tutti i presenti. È con emozione che prendo la parola in questo consesso, innanzitutto per ringraziare il Magnifico Rettore; il Direttore del Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche, prof. Cariola; il prof. Rubino, per l’attenzione che hanno usato nei miei riguardi; tutto il Senato Accademico e il Consiglio di Dipartimento, per questo riconoscimento che costituisce per me un grande onore, oltre che un’emozione profonda e assolutamente inaspettata».
Così ha esordito Nicola Paldino, Presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati e della Federazione Calabrese delle BCC, il quale, con voce straripante di commozione, è stato accolto con un fragoroso applauso trepidante.
Nella mattinata di sabato, l’Aula Magna dell’Università della Calabria si è tramutata in palcoscenico, idoneo ad accogliere una solenne cerimonia. Una cospicua folla agghindata ha partecipato, con favore e coinvolgimento, al conferimento della laurea honoris causa in Economia Aziendale e Management a Nicola Paldino.
Come da programma, l’apertura della cerimonia è stata assegnata al Magnifico Rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, e al professore Alfio Cariola, Direttore del Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche. Ha fatto seguito la declamazione della laudatio del laureando da parte del professore Franco Rubino, Ordinario in Economia Aziendale. Prima di procedere con il conferimento della Laurea Magistrale Honoris Causa, a cui ha fatto seguito l’entusiasmante momento della proclamazione, Nicola Paldino ha tenuto una lectio magistralis, “La Banca di Comunità nell’era dei Gruppi Bancari Cooperativi”, pienamente osannata.
Un concetto chiave è stato posto come cardine della lectio: l’idea di “comunità”. Questo termine, denso di retorica, è stato definito, sapientemente, come astrazione che diviene realtà nel momento in cui ci si sente vicini ad altri. Ma non si tratta di una vicinanza concreta, fisica; è, piuttosto, un legame saldato con lacci invisibili, intangibili, ma, al contempo, resistenti, conditi con l’ingrediente della fiducia. La Banca di Comunità – ha infatti spiegato Nicola Paldino- è, per eccellenza, una struttura fortemente radicata sul concetto di fiducia e di cooperazione.
Ha fatto seguito un breve excursus attraverso la lunga storia identitaria e valoriale delle Banche di Credito Cooperativo. Si è giunti, così, in modo del tutto dovuto, ad un riconoscimento a Don Carlo De Cardona, il quale, apostolo calabrese delle Casse Rurali, ha assunto un ruolo cruciale nella fondazione della BCC Mediocrati, generata, in seguito, nel 1999 dalla fusione di tre banche già esistenti, ossia la BCC di Bisignano, la BCC di Luzzi e, infine, la BCC di Rota Greca. A Don Carlo De Cardona va infatti il riconoscimento per aver, nel 1906, esortato 16 persone a costituire la Cassa Rurale di Bisignano.
«In questi anni di difficoltà tutte le BCC sono rimaste vicine alle comunità locali. Era logico che la conseguenza di questo impegno avrebbe portato all’aumento del credito anomalo e ne abbiamo subito le conseguenze che hanno determinato una riduzione dei redditi e il rialzo del costo del credito, seppur in presenza di tassi bassi».
Nell’analisi dei postumi vissuti a seguito della crisi economico-finanziaria del dopoguerra, Paldino così prosegue: «Nonostante le difficoltà, dieci anni dopo l’inizio della crisi bisogna constatare che il modello di banca mutualistica non è stato travolto. Anzi, in una fase così drammatica e di fronte ai tanti problemi dell’economia reale, ha confermato tutte le sue caratteristiche di resistenza ed elasticità. Nell’ultimo decennio le BCC hanno accresciuto il proprio patrimonio; hanno aumentato il numero di clienti e dei soci; hanno allargato le proprie quote di mercato in tutti i settori dell’economia reale. […] Negli ultimi anni, il Credito Cooperativo ha migliorato gli accantonamenti prudenziali e ridotto le sofferenze; ha mantenuto i livelli occupazionali e risolto le crisi delle BCC più deboli con risorse proprie».
Nel quadro descritto, anche qualche criticità viene enunciata:
«Siamo stati chiamati a pagare un prezzo che proporzionalmente è molto più alto dei nostri concorrenti di grandi dimensioni. Addirittura i nuovi schemi della Vigilanza Bancaria Europea, oltre ad alimentare il diluvio regolamentare, comportano un costo di conformità molto elevato e, soprattutto, applicano le stesse logiche di supervisione prudenziale sia alle grandi banche d’affari, sia alle piccole banche di comunità».
La lectio magistralis, pronunciata con estrema dottrina e assennatezza, ha manifestato la sua sembianza più dinamica e attiva, non appena il laureando ha deciso di enunciare i progetti futuri. In primis si scongiura l’appiattimento del modello organizzativo delle BCC, in un’asettica imitazione dei gruppi bancari tradizionali. E, a seguito di ciò, la vera sfida consiste nel tentativo di essere artefici di uno stravolgimento, dato dal ribaltamento del tradizionale sistema piramidale, in cui la Capogruppo è posta come “Deus ex machina”. Questa, a detta di Nicola Paldino, deve piuttosto tramutarsi in concreta espressione delle BCC locali, protagoniste sui territori. L’auspicio è di assistere, nel corso del tempo, alla creazione di un rapporto tra le Capogruppo e le BCC, improntato su una logica di reciproco servizio, piuttosto che di assoggettamento delle seconde in rapporto alle prime.
Con la speranza che quanto detto possa tramutarsi in una realtà in atto, non rimanendo dunque intrappolata nella condizione di utopia, ossia di progetto in potenza, il Presidente Nicola Paldino è stato così invitato al cospetto della commissione per adempiere a tutte le incombenze burocratiche di firma. La cerimonia è dunque terminata con la consegna della pergamena, nonché un omaggio del Magnifico Rettore, in una sala accesa da una verace acclamazione.
Ilenia Viola