Sab 1 Apr 2023
spot_img
HomeSanitàAllarme Ospedale di Cosenza, l'Associazione De...

Allarme Ospedale di Cosenza, l’Associazione De Maria: “Bisogna far chiarezza”

Per il sistema sanitario calabrese è guerra. Una guerra iniziata prima ancora dell’emergenza Coronavirus, non fatta di armi e trincee, ma di tagli al personale,  investimenti inadeguati, storture di ogni tipo. L’epidemia, certo, ha rilanciato il dibattito politico e sociale sulle difficoltà della nostra sanità pubblica, ma una domanda sorge spontanea: era proprio necessaria un’emergenza di questo calibro per dare un po’ di rilevanza mediatica all’affanno del sistema sanitario calabrese ed in particolar modo a quello in cui versa l’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza?

Nei giorni scorsi ha tenuto banco la vicenda inerente l’accorpamento del reparto di oncoematologia pediatrica in quello di pediatria del nosocomio di Cosenza. Un vero bailamme di notizie, nel quale c’è molta confusione tra conferme e smentite. A tal proposito interviene il Consiglio Direttivo dell’Associazione Gianmarco De Maria. 

“Ci sono notizie che allarmano, una di queste è il paventato ridimensionamento del reparto di Pediatria dell’ospedale di Cosenza con la conseguente limitazione del servizio di oncoematologia pediatrica annesso. È ovvio che una notizia del genere getti nello sconforto le centinaia di mamme e papà calabresi che negli ultimi 19 anni, tre mesi e una manciata di giorni hanno trovato, anche in Calabria e a pochi chilometri da casa, la speranza di guarigione per i propri piccoli colpiti da complesse patologie tumorali, che hanno bisogno, per la cura, di particolari competenze e attenzioni. E allarma non solo loro, allarma anche chi, da altrettanti anni, sta provando a sostenere “tale speranza” con “folle” ostinazione.

Dunque nelle scorse ore è deflagrata la notizia della supposta soppressione del Centro di oncoematologia pediatrica cosentino. Si badi bene, è un servizio clinico, non un reparto vero e proprio. Istituito con Deliberazione dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza n. 399 del 13 marzo 2001 dal Direttore Generale Dr. Carmelo D’Alessandro, presenti il Direttore Sanitario Dr. Osvaldo Perfetti e il Direttore Amministrativo Dott. Vittorio Belmonte con funzioni di Segretario. E l’allora primaria di Pediatria Dr.a Manila Candusso. E riconosciuto “Centro AIEOP” dall’Associazione Italiana Emato Oncologia Pediatrica, per la cura delle patologie tumorali dell’infanzia e dell’adolescenza con il n. 1403.

Da allora hanno trovato cura e calore più di 300 famiglie calabresi, anche se accolti in un ambiente ospedaliero con molteplici problematiche organizzative e diversi limiti strutturali, certamente non voluti da chi, quotidianamente, in questi anni si è adoperato per dare le risposte che le mamme e i papà si aspettavano, ma sapientemente gestiti e trasformati in luoghi colorati e accoglienti.

E, udite udite, in questi circa venti anni sono stati più di dodici milioni, gli euro fatti risparmiare da questo Centro alla sanità calabrese, euro rimasti nella casse della Regione Calabria, che non sono andati ad “arricchire” i DRG di qualche altro ospedale italiano.

Ma adesso abbiamo l’emergenza del Covid-19. Tutti gli ospedali d’Italia hanno dovuto rivedere, in emergenza, la propria organizzazione chiudendo o accorpando reparti.

Quali criteri sono stati usati nel nostro caso? Nella fretta, per quello che ci riguarda, l’unico usato pare sia stato quello dei “tassi di occupazione dei posti letto”. E pediatria e chirurgia pediatrica, insieme, arrivano a fare i numeri di un unico reparto. Già, un unico reparto.

Ma i bambini, non avrebbero meritato una maggiore attenzione? Non avrebbero avuto il diritto, per tutto quello che una loro malattia si porta dietro dal punto di vista sociale, ad un trattamento diverso? Non si potevano fare altre valutazioni e conseguentemente altre scelte, tipo scegliere altri reparti per recuperare altri spazi? Si che si poteva!

Perché non considerare il fatto che pur non essendo oncoematologia pediatrica un reparto a sé stante, opera comunque come se fosse tale. E un bambino immunodepresso, in terapia, ha bisogno di spazi adeguati, non “contaminati” da altre degenze. Ha bisogno di luoghi, il più possibile, “protetti”, ma sempre, non solo in periodo di Covid-19.

Siamo consapevoli che neanche il più… impreparato dei dirigenti di un qualsiasi ospedale sa bene che è impossibile, improponibile, impopolare anche pensare solo ad un ridimensionamento di una qualsiasi pediatria e di tutti i suoi servizi, in questo caso chiediamo all’intera dirigenza del “nostro” ospedale (perché l’ospedale appartiene alla collettività e non a loro) perché non sono state operate altre scelte, perché non sono state seguite altre strade?

E se, dal 19 luglio (o, perché no, anche prima), giorno stabilito dall’ultimo DPCM in cui dovrebbe ripartire l’Italia intera, verrà ripristinato lo “status ante Covid-19” dei reparti.

E queste solo alcune delle domande che poniamo, a cui seguiranno le altre che attendono risposta ormai da anni.”