La richiesta arriva da più parti, ma è una sola: il vicepresidente della Giunta regionale Nino Spirlì venga immediatamente rimosso dall’incarico. A poche ore dall’ennesima affermazione shock del numero due di Regione Calabria che dal palco di Catania, dove ieri è iniziata la kermesse leghista a supporto di Matteo Salvini che sabato attende l’esito dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti, Spirlì ha vagheggiato di una “lobby delle lobby, di cui quella frocia che mi dovrebbe rappresentare è la più pericolosa”, ha continuato a portare avanti la sua antica crociata contro il politically correct rivendicando l’uso delle parole “frocio”, “ricchione” e “negro“, per poi sventolare un rosario e affidarsi al “cuore di Gesù che ci aiuta sempre”.
“Incommentabile, semplicemente e senza riserve: non ci sono parole per commentare le affermazioni odierne a Catania del vice presidente della Regione Calabria in quota Lega, Nino Spirlì. “Userò la parola negro fino all’ultimo dei miei giorni”. Di fronte a questa frase non c’è davvero niente da chiarire, niente da interpretare”.
È quanto dichiara anche il Capogruppo del PD in Consiglio regionale, Domenico Bevacqua, il quale aggiunge: “Io non so come si possa ignorare che le parole sono pietre e che, così come sta accadendo da tempo nel nostro Paese, possono fomentare i peggiori istinti e la peggiore sub cultura della discriminazione: è di oggi l’arresto per violenze aggravate da odio razziale dei componenti del branco di Marsala; abbiamo tutti negli occhi il sorriso di Willi Monteiro Duarte, spezzato senza pietà.
Se un rappresentante delle Istituzioni avalla il linguaggio dell’odio, significa che c’è molto da meditare sulla selezione della classe dirigente e dovrebbe indurre a riflettere anche la Presidente Santelli e la sua maggioranza. Il razzismo non è un’opinione politica: è inaccettabile e confligge con tutti i principi fondanti della nostra Costituzione e del nostro vivere civile”.