Da un paio di mesi il mondo del calcio è stato stravolto dall’entrata dirompente del mondo arabo ed in particolare della Saudi League.
Un campionato che fino a qualche tempo fa la maggior parte delle persone non conosceva, uno di quelli da scartare perché non rientrava nel monopolio della grande Europa che comanda, che decide e che ha iniziato a guardare in una sola direzione; quella del mero “dio” denaro.
Prezzi da capogiro, economia dopata, sotterfugi, inchieste e chi più ne ha più ne metta sempre per arricchire la grande Europa del calcio. Ma questi soldi cosa hanno cambiato dal punto di vista del fruitore? Poco, pochissimo, forse niente se non in negativo.
Ogni anno si vedono campionati falsati per problemi di bilancio e le partite più importanti si giocano non sul terreno di gioco, ma nelle aule di tribunale. È diventata vera e propria politica economica lasciando da parte la passione che fino ad oggi ha portato miliardi di persone a vivere un sentimento difficilmente replicabile. Ora ci stanno togliendo anche questo. La mondializzazione ha colpito anche lo sport del popolo, l’unico che – oggi dobbiamo dire erroneamente – pensavamo non potesse essere scalfito. Ed invece, mentre – come ormai per tutto – la popolazione viene “distratta” dalle briciole, ecco che si potrebbe arrivare ad un punto di non ritorno.
Nella vita bisogna analizzare e quando lo si fa ci si rende conto di tante piccole cose che messe insieme ci aprono gli occhi sul perché si è arrivati ad un determinato punto.
Il mondo arabo punta a governare il calcio già da un po’ di tempo e non da tre mesi. A differenza della bolla asiatica e dell’MLS, quella della Saudi League potrebbe davvero essere il futuro del calcio. Ma non quello che conosciamo noi, quello di passione, sogni e rivincite sociali. Quello che ci si prospetta è un “circo” da miliardi di euro che noi, volenti o dolenti, continueremo a vedere perché ormai non siamo più abituati a lottare e far sentire la nostra voce. Ci basta poco, pochissimo, per chinare la testa e far diventare normalità qualcosa per la quale abbiamo storto il naso e che in realtà ce lo fa storcere ancora ma guai ad esprimere una voce fuori dal coro.
E la grande Europa che non riusciva più a sostenere l’economia folle che si era generata ha provato ad ampliare i propri guadagni iniziando a “svendere” la “Passione” dei tifosi per trovare accordi economici migliori. Ed ecco che le finali delle coppe italiane cominciano un tour mondiale insignificante per noi (ma non per la grande Europa), i grandi campioni possono essere un privilegio di chi ha liquidità fuori dal normale (e qui iniziano ad entrare in gioco gli sceicchi del mondo arabo), le richieste dei giocatori diventano sempre più incontrollate ed insostenibili, tutto ciò mentre i campionati e le squadre che hanno fatto la storia e hanno fatto appassionare i bambini di tutto il mondo devono scendere a compromessi per poter continuare a navigare in questo mare magnum di ipocrisia e poca trasparenza.
Lo avete voluto, lo abbiamo voluto… ora – ancora una volta – non ci lamentiamo. Da adesso stiamo a guardare come nuovamente il denaro potrebbe cambiare il mondo. Pensavamo che Ronaldo fosse un caso isolato, che avesse finito la carriera ed avesse scelto una meta esotica come fanno in molti, ed invece ora le cose sembrano aver preso una piega diversa. Le intenzioni di stravolgere tutto sono serie: si inizia ad attirare l’attenzione anche di chi è ancora in “piena attività” e la possibilità di conquistare la grande Europa non sembra così lontana, a partire dalla competizione dalle grandi orecchie (già solo il pensiero di voler entrare a far parte del roster della Champions League fa ben capire le intenzioni).
Ora, probabilmente, non è più tempo di parlare, bisogna stare a guardare perché la palla è passata in un altro continente, in lidi più ricchi e che sembrano davvero intenzionati ad istituire un nuovo “ordine mondiale”.
“Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione governa noi?”
(José Mujica)