Una immane disgrazia, una tragedia che si sarebbe potuta evitare se solo qualcuno avesse rinunciato di accompagnare quei ragazzi sui gommoni a fare rafting durante la gita scolastica.
Al bando le false ipocrisie! In Calabria ci sono innumerevoli ed interessanti siti archeologici, molteplici borghi fantastici, infinite bellezze naturali. C’era proprio bisogno di condurre dei giovani studenti ad una gita adrenalinica nel Fiume Lao?
E’ pur vero che “A ciascuno il suo mestiere” dunque, docenti ed accompagnatori dell’Istituto reggino, non potevano esser in grado di stabilire la pericolosità dei luoghi. A questo punto, ci rimane un altro interrogativo. Le “esperte” guide, visto anche il tempo ballerino di questi giorni, perché non si sono rifiutati?
Certamente il team di professionisti, questo lo sappiamo con certezza, aveva munito tutti i partecipanti con una attrezzatura adeguata, ma evidentemente ciò non è bastato a proteggere Denise Galatà, la studentessa diciannovenne che risultava dispersa da ieri pomeriggio dopo essere caduta in acqua mentre faceva rafting sul fiume Lao, a Laino Borgo.
Ad individuare il corpo della giovane, che si trovava sott’acqua, sono stati i sommozzatori dei vigili del fuoco.
Il ritrovamento è avvenuto a breve distanza dal punto in cui la diciannovenne era finita in acqua.
Il corpo senza vita di Denise Galatà, secondo quanto si è appreso, si trovava ad alcuni metri di profondità nelle acque del fiume. L’ipotesi che appare più attendibile è che la giovane, dopo essere finita in acqua nel momento dello scontro tra il gommone sul quale si trovava e l’altro natante che procedeva più avanti, non abbia avuto la forza di riemergere e sia morta annegata.
Sarà ora la magistratura a fare piena luce sull’accaduto. Accertamenti in questo senso, sono stati avviati dai carabinieri della Compagnia di Cassano allo Ionio, su delega della Procura della Repubblica di Castrovillari.
