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Calabria: terra di sbarchi e d’accoglienza. La storia dei profughi curdi in “Fate i tuoni”

L’Università delle Generazioni informa che la comunità di Badolato, nella Calabria jonica della provincia di Catanzaro, aggiunge alla sua “Bibliografia sociale” un altro prezioso volume che ne esalta le epopee degli ultimi quarant’anni, a partire dalla nota vicenda di “Badolato paese in vendita” dell’ormai lontano 1986. Infatti è freschissimo di stampa il volume “Fate i tuoni” dello noto scrittore cosentino Michele D’Ignazio, appena pubblicato dall’editore Rizzoli di Milano in 172 pagine. “Fare i tuoni” significa realizzare qualcosa di utile, esemplare e clamoroso, come utile esemplare e clamorosa è stata l’accoglienza nelle case del borgo per centinaia di profughi della nave Ararat dal fortunoso sbarco del 27 dicembre 1997. Allora ne scrisse e ne parlò tutto il mondo per molti anni come evento-prototipo; tanto è che Badolato fu di esempio per altri tipi di notevole accoglienza umanitaria come, ad esempio, quella realizzata in sèguito a Riace da Domenico Lucano e in altri borghi calabresi (Acquaformosa, Caulonia, Placanica, ecc.).

Oltre ad un’infinità di giornali, radio-TV e web internazionali, ne hanno fissato l’importanza e la memoria sociale parecchi e prestigiosi film come “Hasan si è fermato a Badolato” (2000) dello statunitense Jan Ralske, come “Il volo” del tedesco Wim Wenders nel 2010 o il lungo documentario “Badolato amata terra mia tra cielo e mare” (2019) della regista veneta Imelda Bonato. Un’epopea davvero epica che ispira ancora tanti artisti, scrittori, antropologi ed altri prestigiosi intellettuali come esempio di narrazione di come dovrebbe essere ancora oggi l’accoglienza dei migranti, tanto è che se ne sono interessati persino il Parlamento Europeo e altre elevate istituzioni italiane ed estere. E ne è nata così un’apposita Letteratura, cui oggi si aggiunge “Fate i tuoni”.

In 28 capitoli e in un Epilogo, Michele D’Ignazio (nato a Cosenza nel 1984) descrive in modo romanzato, ma basandosi sui dati storici veri e propri, i tempi vissuti da Badolato borgo e dalla sua Marina con i ripetuti sbarchi di migranti sulle sue coste e, in particolare, con i curdi dell’Ararat. Protagonisti principali di tale racconto sono quattro giovani adolescenti: le cuginette Zaira e Scilla, Nik (un geniale ideatore locale) e Murad un migrante siriano di Aleppo (e i suoi genitori). Protagonista è ovviamente pure l’intera comunità badolatese che si è data molto da fare per mettere a disposizione e preparare con grande generosità le case dove accogliere i migranti. Michele D’Ignazio, nei ringraziamenti, riconosce alla locale associazione culturale “La Radice” (il cui omonimo periodico compie 30 anni di ininterrotta attività proprio in questi giorni) i dovuti meriti in questi come in altri eventi che fanno rifulgere la proverbiale umanità pure di tutta la Calabria.

Ad ispirare tale racconto storico di Michele D’Ignazio sono stati, in particolare, i coniugi Mimma Piroso e Aldo Gallace della edicola-libreria “Idea Più” di Badolato Marina, che è un prezioso punto di riferimento e di sostegno non soltanto per la popolazione locale e dintorni, ma anche per giornalisti, studiosi, ricercatori, studenti o semplici curiosi e di stranieri che hanno comprato casa in zona e, ovviamente, per i migranti e i turisti stagionali o di tutto l’anno. Prossimamente tale libro verrà presentato a Badolato pure nel clima dei recenti successi televisivi, cioè il prestigioso secondo posto al concorso nazionale “Borgo dei Borghi” 2024 di Rai Tre, trasmissione Kilimangiaro, e il suo recente inserimento nel circuito dei “Borghi più belli d’Italia”.