Ven 29 Mar 2024
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La doppia preferenza di genere per cambiare la Calabria

«Un segnale di cambiamento in Calabria», che arriverà – sperano i più – a breve. Il provvedimento sulla doppia preferenza di genere che avrebbe dovuto essere approvato ieri, per bilanciare la rappresentanza tra uomini e donne in consiglio regionale, infatti, è stato rinviato alla prossima riunione della Conferenza dei capigruppo.

Il presidente della Regione si trova attualmente in Canada e potrebbe essere uno dei motivi dello slittamento, dal momento che Oliverio vuole esser presente il giorno del “sì”. A dire il vero esistono inoltre alcuni aspetti critici del testo, impugnabile dalla Corte costituzionale per una serie di lacune tecniche. Il rinvio della “legge Sculco” – assicurano dalla stanza dei bottoni – è pura formalità: «Si farà».

Lo slittamento arriva il giorno successivo all’ultima tappa del tour calabrese del consigliere regionale di parità Tonia Stumpo, mirato proprio a sensibilizzare cittadini, politici e associazioni sulla necessità di approvare la doppia preferenza di genere. L’appuntamento nella città dei Bruzi è stato organizzato dall’associazione Infanzia e adolescenza Rodari, che ha anticipato il voto (rinviato) in consiglio regionale sulla proposta di legge di iniziativa della consigliera regionale Flora Sculco: “Promozione della parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive regionali”. «Su questa proposta di legge negli ultimi mesi si è creata un po’ di confusione.

Crediamo che la Calabria debba compiere un salto di qualità, un avanzamento alla nostra democrazia. Perché la legge sulla doppia preferenza di genere non va confusa con le “quote rosa”, ma è semplicemente una scelta che viene data a chi vuole esprimere un voto. La parità – ha sottolineato Monica Zinno dell’associazione Infanzia e adolescenza Rodari – non è un’opinione, è un diritto. E la democrazia paritaria non è un capriccio femminile, bensì una componente di uguaglianza sostanziale. La rappresentanza di genere è garantire la presenza di entrambi i sessi nelle istituzioni».