Lun 27 Mar 2023
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Cosenza: morte del piccolo Giancarlo in piscina, la Procura ricorre in appello

La Procura di Cosenza ricorre contro le sentenze di assoluzioni per la morte del piccolo Giancarlo Esposito avvenuta il 2 luglio del 2014 nel Kinder Sport (spazio dedicato ai bimbi) dell’impianto sportivo di Campagnano.

Le motivazioni dell’appello sono motivate dalla «contradditorietà e manifesta illegicità della decisione in relazione alla erronea valutazione delle prove con riferimento alle consulenze in atti depositate dai consulenti del pm e delle parti civili, in relazione all’accertamento delle cause della morte del bimbo». Inoltre secondo la Procura bruzia, ci sarebbe stata una «erronea valutazione delle plurime violazioni della normativa di sicurezza, prevista dalla legge e dal regolamento in materia di gestione ed utilizzo di impianti sportivi, quale fonte di responsabilità penale degli imputati».

Secondo la Procura «le conclusioni a cui è giunto il perito Bocchini optando per una diagnosi di “miocardite acuta fulminante”, sarebbero contradditorie e non fondate su dati corretti. Il giudice avrebbe aderito acriticamente alla perizia effettuata dalla difesa, non avrebbe motivato adeguatamente in ordine alla valutazione delle consulenze di parte disposte dal pm e dalle parte civili che invece sostengono l’ipotesi dell’annegamento in acqua dolce».

Per la Procura, dunque, si tratterebbe di una chiara contraddizione. La tesi viene rafforzata dall’esito dell’esame autoptico effettuato dal dottor Vercillo, dove «erano stati apprezzati segni positivi per morte dovuta ad annegamento». Nella relazione del dottor Vercillo seguita all’autopsia effettuata sul corpo del piccolo Giancarlo, «era emersa la presenza del fungo mucoso ritenuto elemento fondamentale per certificare la morte da annegamento». Il giudice, invece, ha sposato la tesi della difesa, dichiarando “incerta” la presenza del fungo. La Procura motiva anche la contradditorietà rilevata, a suo parere, in merito alla diagnosi di “miocardite acuta fulminante”. Anche in questo caso, viene richiamata l’analisi sul corpo del piccolo Giancarlo effettuata dal dottore Vercillo. «Una mappatura completa del cuore che dal punto di vista macroscopico non aveva portato a nessuna segnalazione». Il giudice ha ritenuto opportuno non prendere in considerazione l’ipotesi dell’annegamento sottolineando in un passo della sentenza che il corpo del piccolo «non andò mai a fondo e non ingurgitò acqua in quantità eccessive».

Secondo la Procura, è verosimile invece la possibilità che il bimbo «inalò acqua per non più di un minuto, prima di reclinare il capo e solo in quel momento una delle educatrici si sarebbe accorta della posizione del corpo della piccola vittima». La Procura, infine, contesta «l’inadeguatezza della piscina non a norma; l’assenza di un medico in sede; l’assenza di assistenti con brevetto di bagnino ed il numero eccessivo e sproporzionato di bambini presenti rispetto al numero degli assistenti. Motivi che spingono la Procura a richiedere la condanna di tutti gli imputati. Spetterà adesso alla Corte d’Appello competente (quella di Catanzaro) stabilire l’esatta dinamica dei fatti.