Dom 4 Giu 2023
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Cosenza, Eugenio, 29 anni: un’altra vittima di una sanità allo sbando

Un’altra persona strappata alla vita a causa della malasanità. È quanto segnala il collettivo “La Base” che racconta in una nota quanto accaduto a Eugenio Bisogni, 29 anni.

«L’ennesima vita stroncata dalla malasanità, dalla privatizzazione funzionale ai potentati locali, da chi continua a raccontarci favole sul cambiamento e si dice ottimista. Fa riflettere quanto possa apparire normale una notizia come questa, alle nostre latitudini»

«Un ragazzo di ventinove anni può morire a partire da un’infezione non curata bene? Sì. In Calabria, in Italia, è normale – affermano gli attivisti –. Si può morire perché non si dispone di una barella adatta al trasporto di una persona con un caso clinico particolare? È davvero possibile continuare ad affidarsi alla fortuna quando l’ambulanza che sta venendo a prenderti deve percorrere oltre 50 minuti di strada provinciale? Non siamo indignati, siamo saturi di queste tragedie annunciate, siamo fuoriosi!».

«Non spetta a noi – proseguono – rintracciare colpevoli fisici, ma dobbiamo gridarlo a gran voce e senza assuefarci che un’altra persona è morta a causa di un diritto negato! Quante altre ne dovranno morire prima che dalle parole si passi ai fatti? La nostra rabbia è tanta e l’unico strumento davvero utile al contrasto di questo sistema marcio risiede nelle nostre mani».

«Lo smantellamento della sanità pubblica – aggiungono – non si fermerà, le nuove manovre, tra cui l’autonomia differenziata, incombono su territori già devastati come la Calabria, e sarà l’ingiustizia a far da padrona. Ogni strage fa levare la maschera ai burocrati del potere, a prescindere che si muoia in mare, in ospedale o sul luogo di lavoro, le persone sono trattate sempre più come dei numeri in bilancio. Non troviamo pietà, vergogna, senso di giustizia».

«È evidente – concludono – che per chi dovrebbe garantire i nostri diritti ogni morte rappresenti un mero terreno di scontro politico, un’occasione per scambi di opinioni di basso calibro. Le esperienze ce lo insegnano. Con rabbia, chiediamoci fino a che punto ancora si può accettare tutto questo! Basta morire nelle mani dello Stato. Basta malasanità. Privati, manager e politicanti: andate a casa!».