Mar 28 Mar 2023
spot_img
HomeCostume & SocietàAmbienteBocchigliero: una finestra sullo Jonio

Bocchigliero: una finestra sullo Jonio

di Antonio Vulcano

Sul retro del convento e del santuario c’è un belvedere punteggiato da alberi secolari di quercia da dove lo sguardo si perde fino a una linea immaginaria in cui il blu scuro del mare si confonde con l’azzurro chiaro del cielo. Si fondono in uno sfondo che fa da contrasto al verde delle vigne che a chiazze coprono il declivio sottostante.  

Divise da un serpentone d’asfalto, realizzato nel ventennio per l’interessamento dell’onorevole Michele Bianchi, quadrumviro del regime – così ne parlano, con sussiego, i più anziani – sembra quel declivio, una lavagna verde dove un artista estroso si sia divertito a far scorrere il pennello in una serie di giravolte e andirivieni, con il risultato di un’opera paesaggistica bella, ma che, nel contempo, voglia cancellare.

Con un percorso più tortuoso, una mulattiera lo attraversa, segnata dai passi secolari di uomini e animali che col tempo è scomparsa, coperta da rovi infestanti che la nascondono alla vista. Rimane qualche tratto scoperto, quando incrocia la rotabile, e allora, non è raro trovare la macchina che rallenta, che il finestrino si abbassi e poi prosegua con uno strappo inconsulto come il nodo alla gola che non vuol scendere giù. Proprio in quel posto ci si riposava, per poco, bere un sorso d’acqua ‘e di carigli”, asciugarsi il sudore, abbeverare le bestie. A valle, più giù, a !ridosso del ponte, si forma il Laurenzana, che raccogliendo le acque dell’altopiano silano, si butta impetuoso nel Trionto, l’antico Traente, citato da Strabone per ricordare le lotte di due antiche città della Magna Grecia: Sibari e Crotone; anch’esso di origine silana ma con un letto più largo; e qui le sue acque si mescolano, fluendo infine, placide, in un delta allargato nello Ionio. 

Seguendo lo stesso percorso del Laurenzana, una volta, c’era “l’acquaru” dove una parte delle sue acque, veniva deviata, per alimentare la centrale elettrica del nostro piccolo paese che già negli anni del ventennio poteva vantarsi di avere i vicoli illuminati. Erano pochi quelli illuminati con la luce fioca delle lampadine, per il resto ci si affidava alla luce della dera per andare alla stalla, dependance, che insieme al catuaju formava un tutt’uno con la casa dei bocchiglieresi degli anni 50/60. Allora si viveva nella promiscuità più assoluta: uomini e animali ad aiutarsi vicendevolmente per sostenere il carico della vita. Nella notte dell’Epifania, erano i primi a cui si dava da mangiare., Erano loro che con passo lento ti portavano nelle diverse cote: le più lontane, quelle di Vasilicoi, date con la riforma agraria degli anni 50 e coltivate a grano, biada, orzo, pascolo, Vi sia accedeva per “santa Cruci”., un torrente, difficile da valicare  a piedi e con animali al seguito nei mesi di pioggia ma accogliente nei mesi primaverili; diventava la lavanderia delle nostre mammme.

Vasilicoi

una forma tozza di montagna che protegge il paese dai venti freddi di tramontana e di grecale e che si snoda come un lungo piano inclinato, terminando sulle prime “cote della difisa”: era ed è, la montagna di tutti: per legna da ardere, castagne, ghiande per gli animali; …sù castagne e glianna ‘e Vasilicoi,  Si diceva una volta, e bastava questo per decretare genuinità dei prodotti i e certezza della legna di quercia.

“È stata una donazione di don…!”  raccontavano i nostri vecchi ma, ormai si è persa la memoria del nome e nessuno ricorda più quel nobile che mosso forse da qualche rimorso, ha pensato di salvare la propria anima con quel lascito:” per lignatico della populazione…” così viene descritto quel lascito nelle carte notarili.

In tempi passati, quando a qualche amministratore veniva in mente di far soldi mettendo in mezzo Vasilicoi”ecco che tutti, in una sola voce, dicevano:” è nu lascitu pe lu populo e non sa de vinnire!”  era l’unica cosa dove i bocchiglieresi trovavano l’unanimità.

Nelle notti d’estate, con il cielo stellato che qui è possibile ammirare per l’assenza di inquinamento luminoso, non è difficile vedere la luna specchiarsi nelle acque verdi dello Ionio.