di Anna Zupi
Monica Capizzano una giovane Criminologa cosentina, il cui destino è stato segnato dalla strage di Capaci e dalla morte di Paolo Borsellino e della sua scorta. Sempre solare e briosa Monica, vivace e sportiva diventa tecnico federale FIPE senza mai trascurare la sua grande passione: il crossfit. Diventa criminologa coronando il suo sogno, ma la sua vitalità la spingono a scrivere ben quattro libri. E’ proprio Monica Capizzano che ci racconta un po’ della sua vita e dei suoi progetti futuri.
La tua carriera di Criminologa è stato un tuo desiderio sin da bambina ispirato dopo le stragi di Capaci e poi l’assassinio di Borsellino e della sua scorta. Come hai vissuto quegli anni? Prevaleva il senso di rabbia, di giustizia o di smarrimento?
All’epoca delle stragi di Capaci ero una bambina scampata miracolosamente alla morte. Dopo un incidente con la bici, ho trascorso un periodo molto lungo ricoverata al policlinico di Bari. Il Giudice Falcone era già morto. Nei giorni del ricovero, morì il giudice Falcone. Sapevo che dovevo fare qualcosa di importante nella vita, dare un senso alla mia vita e non soltanto vivere e basta. Ho sempre avuto un senso di giustizia molto radicato, fin da bambina. Dovevo proteggere sempre tutti: dagli altri bambini; da una scelta non corretta di un insegnante. Ero sempre quella con la mano alzata, sempre quella che doveva dire la sua. Avevo 11 anni. Non posso dire che capivo profondamente quello che stava accadendo. Ma questo, unito al fatto di aver visto la morte passarmi così accanto, ha tracciato la strada del mio futuro.
La tua brillante carriera ti ha avvicinato molto alla tematica delle donne, del bullismo, argomento affrontato nei tuoi ultimi due libri, ma andiamo per ordine:
-“Droghe da stupro e nuove sostanze psicoattive. Quando il «risveglio» ha un retrogusto amaro” analizza le nuove droghe e le nuove modalità d’uso. Cosa ti ha portato a scrivere questo tuo?
Ho scelto fin da subito le tematiche sulle quali mi sarei specializzata. Non volevo essere una “tuttologa” e parlare di qualsiasi cosa purché venissi invitata a presenziare. Non mi interessava questo aspetto. Ho puntato sulla qualità. Droghe da stupro è stato il mio libro più fortunato. Patrocinato dalla Polizia di Stato, Direzione Centrale per i servizi Antidroga. E poi, una prefazione importante: Ashraf Mozayani, colei che si occupa del laboratorio delle droghe da stupro nell’FBI. E lo sai perché lo sottolineo? Perché noi italiani, a qualsiasi livello arriviamo, amiamo tanto i titoli “ill.mo… Dott… Prof…”. Io li ho contattate queste personalità. Erano così impegnate a sapere se avessi una raccomandazione che io avevo già in mano lo scritto della Mozayani. Scrivo questo libro perché alcuni studi negli USA mi hanno portato ad interessarmi della materia. Nessuno in Italia ne era a conoscenza. Il Ministero della salute li aveva da poco nominate in un convegno, dedicandogli poco spazio. Ma i casi c’erano e ci sono. E la prevenzione è l’unico motivo per cui faccio questo lavoro.
C’è mia nonna su Facebook è una variante comica della realtà scritta in dialetto calabrese in cui tu e tua nonna siete protagoniste immaginarie e analizzate un linguaggio spesso pesante e offensivo sui social. Una nonna che da consigli e che assiste a scene di cyber bullismo.
Il mio ultimo libro è quello a cui tengo di più! Da anni seguo i ragazzi nelle scuole, parlo loro col cuore e li metto in guardia sui pericoli della rete. Loro hanno ispirato questo progetto: dovevo trovare un modo di arrivare dritta alla loro attenzione, e a quella delle loro famiglie, in maniera semplice, diretta, leggera e che -allo stesso tempo- rimanesse impressa. Conservo tutti i messaggi dei ragazzi che incontro. Che mi scrivono di come sia cambiata la loro vita dopo il nostro incontro. Questo vuol dire vincere nella vita!
Ancora prima hai analizzato il cervello e il comportamento criminale: un’ analisi complessa e difficile…
Cervello e comportamento criminale è il frutto della mia specializzazione in Criminologia. Un corso biennale che ho affrontato con sacrifici, credimi! È stata la tesi più apprezzata. Ed il lavoro è stato frutto di ricerche con il docente di allora, il neurochirurgo e psichiatra Dott. Scanarini. Volevo rispondere alla domanda se criminali si nasce o si diventa. E credo di aver generato un bel grattacapo! La scienza è la mia passione e mi dispiace non averla potuta approfondire da piccola. Studiare e lavorare non mi consentiva di frequentare facoltà con obbligo di presenza. Ma nessun rammarico!
Hai vinto molti premi sia come Criminologa che come scrittrice. Hanno appagato quel desiderio di giustizia?
No. E te lo dice la bambina iperattiva di allora e la donna iperattiva di oggi. Ho sempre voglia di fare tanto. Anche all’università era così: un esame e il giorno dopo già a fare l’altro e il giorno stesso già a pianificare gli altri. Non avevo tempo da perdere! La vita è la stessa cosa per me: il tempo è prezioso e quello che puoi fare non va rimandato.
Quali sono i progetti futuri?
Il mio prossimo obiettivo è rendere “C’è mia Nonna su Facebook” una commedia teatrale. Ci stiamo lavorando e aspettiamo che la situazione Covid migliori. Lo Sport, è l’altra parte fondamentale della mia vita. Entrambi, Criminologia e Sport, hanno come protagonisti i giovani e come obiettivo il miglioramento della qualità della loro vita. Nel frattempo che tutto questo si realizzi, aspetto agosto per sposare l’anima più bella, il mio compagno.