di Anna Zupi
Campana (Cosenza) – la parte vecchia del borgo si è completamente spopolato durante gli anni cinquanta. Oggi è considerato l’orgoglio della Sila cosentina: equidistante dalla costa ionica e dai monti. Campana è diventata famosa in tutto il mondo per i suoi megaliti a cui vengono attribuiti miti e leggende. Anche in Calabria abbiamo una piccola Stonehege.
I due megaliti, situati poco fuori dal centro abitato sono posti uno di fronte all’altro in un parco divenuto pubblico. I massi calcarei con una forma particolare e inequivocabile: uno rappresenta un elefante, il secondo un guerriero seduto o quel che resta, perché deteriorato dal tempo.
Questi megaliti a Campana vengono chiamati “Le pietre della Incavallicata”. L’elefante è alto cinque metri, ma potrebbe essere anche un mammuth. Le zampe, zanne e la proboscide sono in movimento. L’animale potrebbe essere un elephans antiquus estinto dodicimila anni fa, ma le stesse misure sono molto vicine ai fossili di questa specie di mammuth confrontati da Canino e ritrovati nel rione di Archi di Reggio Calabria.
Completamente differente la teoria dell’autoctono Carmine Petrungaro che attribuisce l’elefante in pietra allo sbarco di Pirro in Calabria (281 a.C). Si narra che il re dell’Epiro fosse scortato da una mandria di elefanti da guerra e questo giustificherebbe il ritrovamento dell’Invallicata dei reperti e delle monete oggi custodite nel Museo di Reggio Calabria.
Petrungaro riconosce all’elefante sembianze indiane: orecchie piccole, testa larga e zanne verticali. I romani quando videro per la prima volta questi esemplari ne rimasero affascinati, ma anche spaventati tanto da definirli “i grandi buoi lucani”. Pirro vinse sul territorio Calabrese e si pensa che i megaliti fossero un omaggio a Pirro “il liberatore” ed ai suoi animali che il nostro popolo aveva conosciuto.
Le due teorie sono le uniche “verità” che abbiamo su questi splendidi monoliti e possiamo affermare che sono unici in Europa; altri sono presenti in Asia e Africa.