Da domenica prossima, 29 novembre, entra in vigore il nuovo messale. Oggi è stata quindi l’ultima volta in cui in chiesa si è recitato il Padre Nostro come lo conosciamo da sempre.
Il cambio sarà applicato nella gran parte delle diocesi, ma i ritardatari potranno comunque adottare le nuove preghiere entro la prossima Pasqua. Il fatto è che la maggior parte dei fedeli sarà impreparata, visto che a causa della pandemia da Coronavirus gli incontri in parrocchia sono ridottissimi ed è difficile arrivare a una comunicazione capillare.
Dal 29 la preghiera più conosciuta e usata dei cattolici dovrà cambiare: il “non c’indurre in tentazione” diventerà tassativamente “non abbandonarci alla tentazione”. La nuova traduzione dal testo originale in greco antico – caldeggiata da Papa Francesco – è già stata adottata anche da altre conferenze episcopali nelle loro rispettive lingue.
In più, in diversi passaggi, il termine “sorelle” sarà affiancato a quello finora usato di di “fratelli”. Ad esempio nell’atto penitenziale si dirà: “Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle…”. Poi: “E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle…”.
Il nuovo Messale stabilisce poi di privilegiare le invocazioni in greco antico “Kirie, eleison” e “Christe, eleison” rispetto all’italiano “Signore, pietà ” e “Cristo, pietà”. Ancora: al momento del Gloria al posto di “pace in terra agli uomini di buona volontà”, si dovrà dire “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”: una traduzione considerata più fedele all’originale greco del Vangelo.