San Giorgio Albanese è un paese di 1389 abitanti che si trova su un’altura lungo il versante settentrionale della Sila. La storia e la cultura di questo piccolo paese in provincia di Cosenza è stata fortemente influenzata dall’insediamento di una colonia albanese databile tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500. Questo, e altri gruppi di profughi, scappavano dall’espansione dell’Impero ottomano trovando rifugio in diverse regioni del Sud Italia. La comunità si è talmente sedimentata nella regione che ne ha influenzato la cultura, gli usi e i costumi creando un ibrido tra la cultura italiana locale e albanese che resiste ancora oggi dando vita alla comunità Arbëreschë. Oltre ad avere una lingua propria, questa minoranza etnico-linguistica possiede una vera e propria letteratura che si è sviluppata nel corso dei secoli. Le prime testimonianze in tal senso risalgono già al 1592 con la traduzione in lingua arbëreschë di diversi testi ecclesiastici e il tema religiosa caratterizza i primi decenni di questa letteratura, che in Calabria però arriva tardi. Tracce di letteratura arbëreschë in Calabria si trovano solo verso la metà del 1700 grazie all’ecclesiastico Giulio Variboba, nato proprio a San Giorgio Albanese, che pubblica in arbëreschë “La vita della Vergine Maria”. L’apice di questa letteratura è il XIX secolo, un periodo in cui questa cultura vive tra due tensioni: da un lato la voglia di una vera integrazione con la cultura e i costumi della nascente Italia, dall’altro la forte volontà di recuperare la propria identità albanese che in patria era ancora schiacciata dall’occupazione ottomana. L’impegno degli intellettuali di questo periodo si rivolge al riconoscimento dei diritti politici e culturali dell’Albania. La letteratura arbëreshë, da letteratura folcloristica, religiosa e popolare, quale era nei secoli precedenti, si eleva a letteratura impegnata, attraverso la quale la “questione albanese” viene portata nei centri politici e culturali di tutta Europa. Con l’indipendenza dell’Albania nel 1912, si esaurisce la spinta patriottica che aveva animato questa letteratura e con l’avvento del fascismo si diluisce la sua originalità intellettuale, anche a causa di una rapida italianizzazione dei costumi e della lingua. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale si mettono in campo una serie di iniziative culturali e editoriali, come la costituzione di associazioni volte a preservare la tradizione arbëreschë. Una di queste, il “Centro Studi per la Minoranza Albanese d’Italia”, ha sede proprio a San Giorgio Albanese.

Il recupero della cultura arbëreschë è una parte fondamentale del progetto “LeggiAMO, leggere per imparare” che ha come obiettivo quello di promuovere un atteggiamento positivo verso la lettura. La lettura stessa, in questo progetto, si fa strumento di dialogo generazionale. Infatti, sono state organizzate una serie di letture in lingua arbëreschë per promuovere la continuità della cultura delle proprie origini e trasmetterla alle nuove generazioni. Inoltre, il progetto prevede letture ad alta voce tra i bambini e i ragazzi delle scuole per incoraggiare l’idea della lettura come occasione di svago e il coinvolgimento di persone anziane, favorendo occasioni di incontri e socializzazione. Sono state organizzate attività di book crossing, letture a domicilio per chi ha difficoltà a spostarsi e caffè letterari con incontri e letture ad alta voce.