Lun 2 Ott 2023
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Cosenza riparte a metà. Scendono in piazza i ristoratori

E’ il giorno della ripartenza ma qualcuno, molto probabilmente, non potrà più alzare le saracinesche.  L’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 ha compromesso, purtroppo, molte attività. Le casse delle imprese le cui attività sono state sospese per effetto del decreto Ministeriale, languono. Molti imprenditori stanno maturando l’idea di non riaprire l’attività perché le misure di sostegno per il comparto sono ancora gravemente insufficienti e non si intravedono le condizioni di mercato per poter riaprire. Anzi, non si vede proprio luce all’orizzonte. E così a Cosenza come in tutta la Calabria, ma dalla città dei bruzi questa mattina c’è una levata di scudi da parte dei ristoratori che sono scesi in piazza per difendere le proprie attività, i propri sacrifici a per tutela del proprio lavoro. Il movimento Cosenza Prima di Tutto al loro fianco, in prima linea non soltanto per difendere la classe imprenditoriale ma, anche e soprattutto, per rivendicare a gran voce il rispetto dei diritti del popolo.

Era una “bomba” economica pronta a esplodere. Si sapeva. E infatti, eccola. Il settore dei pubblici esercizi – bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, catering, discoteche, pasticcerie, stabilimenti balneari –  è in uno stato di crisi profonda con il serio rischio di veder chiudere definitivamente i battenti.

Gli interventi del Governo sono solo una risposta parziale, la liquidità non è ancora arrivata, la garanzia al 100% dello Stato per importi massimi di 25.000 € è una cifra lontanissima dalle effettive esigenze delle imprese per far fronte agli innumerevoli costi da sostenere, la burocrazia rimane soffocante appesantendo addirittura le stesse procedure degli ammortizzatori sociali obbligando, di fatto, le imprese ad anticipare i pagamenti. Sulle tasse, inoltre, non ci sono state cancellazioni ma solo un differimento, per di più con la beffa di dover rischiare di pagare l’occupazione di suolo pubblico stando forzatamente chiusi e la tassa su rifiuti virtuali visto che di rifiuti non ne sono stati prodotti.