Gio 25 Apr 2024
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Calabria, la crisi demografica non si arresta: per l’Istat rischia di essere irreversibile

Il 2021 restituisce un quadro complessivo nel quale la pandemia continua a esercitare effetti sul comportamento demografico, per quanto non al livello dell’anno precedente.

Sulla componente più diretta, quella della mortalità, nell’anno si riscontrano 709mila decessi, il 4,2% in meno sul 2020 con un tasso per abitante pari al 12 per mille. Di tali decessi, circa 59mila sono dovuti a mortalità da e con Covid-19, come accertato dal Sistema di Sorveglianza Nazionale integrata coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. La pandemia allenta ma non rimuove la morsa sulle componenti demografiche.

La popolazione residente lo evidenzia l’ultimo report dell’Istat sugli indicatori demografici – in Italia è in riduzione costante dal 2014 quando risultava pari a 60,3 milioni. Al 1° gennaio 2022, secondo i primi dati provvisori, la popolazione scende a 58 milioni 983 mila unità cosicché nell’arco di 8 anni la perdita cumulata è pari a 1 milione 363mila. Di tale ammontare complessivo i comportamenti demografici emersi nel corso del solo 2021 sono responsabili per un calo di 253mila unità”.

“In un quadro tendenziale dove le diseguaglianze territoriali tornano a essere evidenti – si legge ancora -, la crisi demografica colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-6,5 per mille) e, in particolar modo, regioni come Molise (-12 per mille), Basilicata (-9,5) e Calabria (-8,6), sempre più sul procinto di essere coinvolte in una situazione da cui appare difficile poter uscire.

Ben 34 delle complessive 38 Province del Mezzogiorno presentano un tasso di variazione annuale della popolazione peggiore di quello nazionale (-4,3 per mille) e in 9 di queste la riduzione relativa è a doppia cifra. Si va dal -10,6 per mille riscontrato nella Provincia di Oristano al -15,4 per mille in quella di Isernia, con in mezzo circoscrizioni importanti come Nuoro, Campobasso, Enna, Potenza, Benevento, Caltanissetta e Crotone.