di Ilenia Viola
Ingombranti capriole politiche, di cui si fiuta il tanfo, non trovano corrispondenza,se non con enunciati latenti, in una comunità in cui incombente è piuttosto il richiamo assordante ai valori costituzionali. La comunità accademica è per lo più unita e converge, aldilà delle dichiarazioni di voto più o meno palesate, verso un solo bersaglio da imporre: si tratta di un modello di democrazia statuaria in cui l’auspicio è che il bene comune riesca ad imporsi, in modalità preponderante, e a risaltare su qualsiasi personalismo di sorta.
Quella di ieri è stata una lunga ed intensa giornata per l’Unical, per l’intero mondo universitario declinato nelle molteplici componenti. Alle 9:30 circa, in Aula Magna, si è consumata la seconda riunione, la prima vera assemblea-maratona in cui i tre aspiranti alla carica di rettore hanno conferito concretezza e reso noto il programma elettorale.
Ormai le candidature sono ufficiali, condite da una campagna elettorale entrata nel vivo già dall’autunno scorso. Concluso l’incessante tour di incontro con i dipartimenti, gli studenti e le principali articolazioni dell’università, incombe a passo incalzante il momento di incontro sul ring, in cui saranno, come un oracolo, le urne a fungere da Pizia rivelatrice. Il dibattito è infatti oramai interamente proiettato verso il primo turno di voto, previsto per il 13 giugno.
I primi a prendere parola, dietro diligente conduzione del decano Domenico Saccà, sono stati proprio loro, i tre protagonisti, antagonisti: in ordine, Nicola Leone, già direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica; Luigi Palopoli, attuale direttore del Dipartimento di Ingegneria Informatica; Raffaele Perrelli, già direttore del Dipartimento di Studi Umanistici.
Il vocìo, ex abrupto, si è sopito. Ogni convitato al “banchetto”, con diligenza, non aspettava altro che udire le tre dissertazioni. Queste, ognuna dalla durata di 20 minuti, hanno avuto un solo punto cardine: tracciare convincenti esposizioni sul nuovo volto che i candidati immaginano di disegnare sui lineamenti attualmente assunti dall’università.
I tre programmi, indubbiamente articolati e strutturati con pedanteria e scrupolosità, convergono su alcuni temi imprescindibili: si citano la didattica, la revisione dell’offerta formativa, l’aspetto dell’internazionalizzazione da intensificare, così come l’insistenza sull’importanza da attribuire all’attività di ricerca, in modo da porsi in veste di fautori di un innalzamento del profilo scientifico, etico e culturale dell’Università della Calabria.
È un aspetto, però, forse il più rilevante, che si pone come netta divergenza tra i tre. Si tratta di quello che può essere indicato come il punto da cui partono i tre candidati, nonché la loro storia e il rapporto con ciò che è stato fino ad ora.
Forse l’unico faro per capire quale potrà essere la futura gestione? Quali sembianze assumerà quel “bene comune” e quella legalità di cui si sono nutrite, durante le sette ore dell’assemblea, le nostre orecchie?
Non si può non annotare una consistente diversità negli assiomi di partenza, ossia nel modo in cui i tre candidati si pongono rispetto al passato recentissimo. Le figure di Nicola Leone e Luigi Palopoli appaiono morigerate e moderate. L’intento non è infatti di attuare una tabula rasa su quanto costruito fino ad ora; si vuole, piuttosto, proseguire con un’opera di costruzione, consapevoli degli errori commessi.
Un afflato di ripugnanza pervade invece la morale del terzo candidato in corsa, Raffaele Perrelli, il quale, insistendo sul ruolo di opposizione e conseguente isolamento vissuto in questi anni da lui e dal suo gruppo, racconta, con veemenza, la necessità di porre fine allo strapotere accentrato, in questi anni, ingiustamente, nella figura del rettore. Ribadisce infatti l’urgenza, da parte del futuro rettore, di ridimensionare la propria immagine, in un’ottica di “rettore politico”, in grado di governare ed amministrare.
Di seguito, la platea è divenuta primo attore. La sospensione delle attività didattiche, prevista fino alle 14:00, è stata persino prorogata per permettere a tutti coloro i quali avevano prenotato il loro intervento di poter esprimere liberamente il proprio parere. E l’inaspettata affluenza è emblema di un sentimento che ormai pervade ogni particella dell’università, nonché un impulso stravolgente teso alla ricerca di una metamorfosi. Tre minuti a testa, per ben 80 persone in lista.
E anche gli studenti hanno, con entusiasmo, preso la parola. In realtà solo la coalizione di Rinnovamento è Futuro ha manifestato l’impulso di afferrare il microfono. Speziati con il sarcasmo dell’impetuoso senatore uscente, Nicola Caruso, il quale non si lascia sfuggire la stuzzicante occasione per ribadire la resistenza fatta, in questi anni, con il suo gruppo, verso una gestione non condivisa, i loro interventi sono tutti sulla stessa linea. Gaetano Calagna, Francesco Mazza e Vincenzo Fallico, tutti di RèF, dichiarano, riprendendo la posizione già sfoggiata dal Consigliere d’Amministratore uscente, Domenico Tulino, durante l’assemblea precedente, di non voler in alcun modo schierarsi, in quanto la loro missione è di garantire e difendere i diritti degli studenti. A prescindere dal nomee da chi sarà il futuro rettore, loro sono interessati alle idee, ai progetti, in un’ottica di dialogo costruttivo.
Tirando le somme, anche se è sorta la polemica nei confronti di chi ha inteso l’assemblea come un momento di sondaggio e di posizionamento per l’uno piuttosto che per l’altro aspirante rettore, si comprende che non c’è più spazio per lacerarsi nel vittimismo.
Questa è l’unica certezza: l’Università della Calabria merita un Rettore che sia Magnifico, non un usuale Magnifico Rettore.