Ven 29 Mar 2024
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Covid, Gimbe: è presto per parlare di 5^ ondata, ma al sud alta incidenza di casi

L’aumento dei casi Covid in Italia non è un “semplice ‘rimbalzo’, anche se al momento non possiamo etichettare la risalita come avvio della quinta ondata”.

Troppe le differenze regionali: minore circolazione virale per i 18,8 milioni di persone di Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna, e alta incidenza al Centrosud (in particolare in  Calabria, Umbria, Puglia, Marche, Basilicata, Lazio, Abruzzo e Toscana). Lo sostiene il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Dal 13 al 19 marzo +30,2% dei casi e aumento degli attualmente positivi, da poco più di 971mila del 10 marzo a 1.147.519 di sabato 19 marzo e iniziali segnali di impatto sui ricoveri.

Oltre 477mila casi in una settimana (+30,2%) Secondo l’analisi Gimbe, i nuovi dati aggiornati registrano negli ultimi 7 giorni (13-19 marzo) oltre 477mila casi, rispetto a poco meno di 332mila della settimana precedente (6-12 marzo), con un incremento del 30,2%. Il tasso di positività dei tamponi ha superato il 15% e il numero degli attualmente positivi è risalito da poco più di 971mila del 10 marzo a 1.147.519 il 19 marzo.

Maggior risalita nelle fasce più giovani “L’incremento – evidenzia Cartabellotta – riguarda tutte le fasce di età con una maggior risalita nelle fasce più giovani: in particolare 10-19 anni e a seguire 0-9 anni. L’aumento dei casi, al momento, non è omogeneo nelle varie Regioni. L’incidenza a 7 giorni per 100mila abitanti è maggiore in quelle del Centrosud: Calabria (1.142), Umbria (1.674), Puglia (1.206), Marche (1.135), Basilicata (1.061), Lazio (995), Abruzzo (971), Toscana (920). Mentre la circolazione virale è minore in Piemonte (409), Lombardia (502), Emilia Romagna (506). Differenze che, inevitabilmente – sottolinea Cartabellotta – rendono il dato nazionale poco generalizzabile”.

Diverse le cause di questa aumentata circolazione virale: rilassamento della popolazione e allentamento delle misure, progressiva diffusione della più contagiosa variante Omicron BA.2, calo della protezione vaccinale nei confronti dell’infezione, persistenza di basse temperature che costringono ad attività al chiuso. Quindi il rischio di una nuova pressione sugli ospedali.