Non solo la salute, che le viene portata via lentamente e inesorabilmente dalla sclerosi multipla, ma pure tutto il resto: accade in Calabria.
Ad essere colpita da un provvedimento ingiusto e discriminatorio Maria Carmela Gioffré professoressa di lettere classiche all’istituto comprensivo “U. Foscolo” di Bagnara (RC). La docente denuncia quanto le è accaduto affidando il proprio racconto alla pagina Facebook “Vorreiprendereiltreno”, la Onlus fondata dall’attivista Iacopo Melio che si occupa di «sensibilizzazione, inclusione e abbattimento delle barriere architettoniche, sociali e culturali».
“Sono Maria Carmela Gioffrè, 55 anni, insegnante di lettere nella scuola secondaria di primo grado, ho la sclerosi multipla e per muovermi utilizzo la carrozzina o un piccolo scooter.
Quello che è successo a me, quest’anno, è una delle cose peggiori che possano accadere ad un insegnante con disabilità e vorrei parlarne perché ritengo che purtroppo sia un problema che tante persone con disabilità sono costrette ad affrontare.
alla cattedra e poi comincio la mia attività di insegnante.
Sono consapevole delle mie limitazioni fisiche, per questo motivo ho sempre adottato misure compensative a quello che non riesco fisicamente a fare e il mio lavoro non ha mai minimamente risentito della mia disabilità.
Quest’anno le cose purtroppo sono andate molto diversamente.
L’ attuale dirigente scolastico, in reggenza per quest’anno scolastico nella scuola in cui insegno, ha deciso altrimenti: in seguito alla mia richiesta di sorveglianza sanitaria speciale e alla lettura dei mio fascicolo personale, mi ha collocato sin dal 14 settembre in malattia d’ufficio, impedendomi in concreto di lavorare in modalità agile; lo stesso dirigente mi ha contemporaneamente inviato alla commissione medica di verifica, per valutare la mia idoneità alla professione docente, spiegandomi che è solito far fare un monitoraggio di questo genere a tutti i suoi docenti con 104, articolo 3 comma 3.
La motivazione ufficiale della richiesta è stato l’ipotetico timore che il mio lavoro potesse costituire un rischio biologico per me.
Preciso che le mie condizioni di salute sono rimaste sostanzialmente invariate da quando, nel 2004, ho cominciato a lavorare in questa scuola e che il mio attuale dirigente non mi ha mai vista al lavoro.
Ho provato invano a parlare con lui per spiegare che la malattia non è mai stata un ostacolo e non ha mai creato nessun tipo di problema nell’attività di insegnamento o nei rapporti con gli alunni o con i genitori.
Purtroppo la storia non finisce qui perché il 16 marzo ho ricevuto il decreto di risoluzione del rapporto di lavoro, motivato dal giudizio di inidoneità espresso dalla commissione medica di verifica di Catanzaro.
Al momento sono impegnata con il mio avvocato in due ricorsi che spero mi consentiranno presto di riprendere il mio lavoro.
Ritengo che il problema vada sollevato, dal momento che altri colleghi nelle mie condizioni hanno subito la mia stessa sorte. Un insegnante non si giudica dalle sue condizioni fisiche.
Quando entro in classe la mia situazione personale non esiste: ci siamo soltanto i miei alunni ed io, la nostra relazione educativa e didattica, le loro vite, i loro bisogni, le loro esigenze di apprendimento e personali, la loro crescita personale, umana e cognitiva, il nostro rapporto interpersonale. Il resto non conta.
Anzi la presenza di un insegnante con disabilità dovrebbe essere considerata un valore aggiunto perché dà la possibilità agli alunni di fare esperienza concreta di cosa significhi essere uguali nella diversità e che avere una disabilità, di qualunque genere, non è un ostacolo per vivere la propria vita e per realizzare i propri sogni.
Sarebbe bello che nel 2022 una disabilità non venisse ritenuta un ostacolo e che nessuna commissione medica o nessun dirigente possa ritenere un insegnante non idoneo solo per le condizioni fisiche. C’è davvero ancora tanta strada da fare ma non mi fermerò mai per difendere il diritto di insegnare.”
Eppure solo qualche anno fa la battaglia, contro la stessa decisione, era stata vinta da una docente piemontese, la quale dichiarata “totalmente inabile” aveva perso il lavoro da professoressa di lingue all’Alberghiero di Torino. Lei aveva combattuto e vinto: si è sottoposta a vari esami clinici, ha chiesto di rientrare in servizio e una commissione medica l’aveva riammessa. Ora è ancora in cattedra, perché la malattia le starà anche debilitando il corpo, ma non la mente.